Mozione
La Camera
Premesso che:
una società democratica promuove una cittadinanza
consapevole sviluppando politiche a favore della cultura, dell’educazione e
dell’istruzione;
cultura, educazione e istruzione rappresentano veri
e propri beni comuni tutelati dalla
Costituzione e condivisi tra i cittadini;
nonostante l’unanime consenso sul
valore della formazione e dell’istruzione, la scuola, l’università e il
patrimonio culturale in questi anni sono stati depauperati;
Internet ha allargato a dismisura e aperto a tutti
l’accesso all’immensa mole di dati disponibili cambiando profondamente la
nostra idea di cultura, apprendimento e istruzione e aprendo un divario tra ciò che si apprende a
scuola e ciò si impara online, che dovrebbero invece essere connessi;
va quindi rielaborato il modo in cui la società trasmette
alle nuove generazioni i saperi fondamentali per comprendere il mondo,
intendendo per «cultura» una concezione
allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica e conoscenza,
tutela e valorizzazione dei beni, promuovendo una trasformazione del sistema
d’istruzione, in un rapporto dialettico tra sviluppo economico e culturale;
appare evidente come la scuola debba
essere sostenuta nel ruolo di fornire gli strumenti di base e le competenze
chiave (i “saperi di cittadinanza”) dentro un ambiente di apprendimento globale
costituito dalle reti della conoscenza online e in una società sempre più
“orizzontale” e che debba essere operato un forte investimento verso la sua digitalizzazione;
l’università
e la ricerca costituiscono un bene fondamentale per il sistema paese. Il
modello di sviluppo dei prossimi anni non può essere quello del passato, con
scarsa capacità di produrre innovazione. L’investimento in questo campo non si
misura su risultati immediati ma sulla capacità di rendere nuovamente
competitiva l’Italia sul piano internazionale.
il ruolo della cultura e del sistema di formazione,
in particolare, risiede nell'attuazione del principio di una reale giustizia
educativa, cioè il passaggio dalla proclamazione delle pari opportunità di
accesso alla responsabilità dei sistemi formativi nel produrre uguali
possibilità di riuscita facendosi carico delle differenze individuali e
sociali, a garanzia di quella mobilità
sociale indispensabile in una società democratica. Quindi, un sistema di
istruzione deve essere realizzato secondo parametri non solo di efficienza ma
anche di equità;
il progresso di una società, infatti, come è messo
in evidenza dal Rapporto 2013 CNEL_ ISTAT sul BES (Benessere equo e sostenibile),
non si misura solo attraverso parametri di carattere economico, ma anche
sociale e ambientale;
la Relazione del Gruppo di
lavoro in materia economico-sociale ed europea (il gruppo dei “saggi” istituito
dal Presidente Napolitano nell’aprile 2013) indica tra le priorità la lotta
agli squilibri tra le aree del paese e tra le singole scuole, messi in evidenza,
tra gli altri, dai test Invalsi, dai dati Ocse Pisa, dai rapporti sulla qualità
della scuola italiana di Tuttoscuola e dalla Fondazione Agnelli;
ancora oggi il successo scolastico e
formativo è condizionato dalle origini socio-economiche, tanto che la
probabilità di essere in ritardo alla fine delle medie da parte di uno studente
figlio di genitori con licenza media è quattro volte superiore a quella del
compagno figlio di genitori laureati;
i divari sociali di apprendimento e
le disparità in particolare nella lettura, rischiano di compromettere il percorso
scolastico, specialmente degli studenti di origine più svantaggiata, generando il
grave fenomeno dell’abbandono e della dispersione scolastica, come dimostra
anche l’alto numero di NEET (ragazzi senza scuola e senza lavoro) tra i 15 e i
29 anni;
va crescendo la disparità delle
scuole che presentano buoni rendimenti e quelle di minore qualità, dove tra
l’altro vengono spesso indirizzati gli alunni di origine immigrata, anche se
nati e cresciuti in Italia;
appare particolarmente grave la
carenza di sicurezza generata dallo stato di incuria dell’edilizia scolastica,
su cui il Ministro dell’Istruzione ha focalizzato l’attenzione;
occorre dunque agire su diversi
fronti: favorire la frequenza alla scuola dell’infanzia (di cui è provato
l’effetto positivo sulla riuscita scolastica successiva), contrastare l’abbandono,
collegare la formazione professionale con il territorio e il lavoro, potenziare
il diritto allo studio, intervenire per gli alunni con bisogni educativi speciali, promuovere l’integrazione degli alunni
immigrati divenuti ormai “cittadini” di fatto, valorizzare il ruolo delle
famiglie, mettere in sicurezza la scuola: insomma una scuola inclusiva,
interculturale e maggiormente coinvolgente, che non sia solo dello Stato, né
solo delle famiglie o degli individui, ma della comunità;
per operare queste trasformazioni non
occorrono soltanto risorse, ma anche una rinnovata visione complessiva del
sistema integrato di istruzione - comprendente la scuola statale e non statale
- inteso come “bene comune” , basato sul miglioramento della qualità attraverso
quattro fondamentali processi, e cioè il potenziamento
dell’autonomia, la valutazione
(delle persone, dei docenti, degli istituti), l’apertura
del sistema e la formazione dei
docenti;
occorre rendere effettiva l’autonomia
delle scuole, liberandole da vincoli eccessivamente burocratici e introducendo
una maggiore libertà di sperimentazione per gli istituti, pur nel controllo
delle performances complessive in
uscita; l’obiettivo
strategico dell’attivazione di una larga autonomia vale sia per gli istituti scolastici
sia per gli atenei, con responsabilizzazione piena dei rispettivi vertici;
la
valutazione e l’autovalutazione delle scuole e degli atenei costituiscono la
via maestra per evitare sprechi e valorizzare la qualità. La messa a sistema della valutazione, promossa dal Governo
precedente mediante l’applicazione del Regolamento dell’8 marzo 2013 che
istituisce e disciplina il Sistema Nazionale di Valutazione delle
scuole pubbliche e delle istituzioni formative accreditate dalle Regioni, va
rafforzata, favorendone la trasparenza e
l’efficienza a livello internazionale;
la cooperazione degli studenti e
delle famiglie va promossa facilitando tutte le forme di partecipazione, anche
economica, alla vita delle istituzioni scolastiche e universitarie, nella prospettiva della “sussidiarietà
orizzontale” espressa dall’art.118 della Costituzione, concretizzando la possibilità di perseguire lo sviluppo della cultura come interesse generale da
parte dei cittadini;
è necessario agire sul nodo storico
del reclutamento degli insegnanti,
cercando di contemperare i diritti dei docenti “precari” e quelli dei giovani
laureati , promuovendo un auspicato ricambio generazionale e favorendo
l’aumento del numero dei docenti maschi in un insegnamento che negli ultimi
anni si è notevolmente femminilizzato; in
particolare il meccanismo dei concorsi, che va messo a regime, presenta
notevoli criticità per quanto riguarda i contenuti delle prove, nonché la competenza e le condizioni di lavoro degli esaminatori;
altrettanto centrale appare l’organizzazione
di un sistema coerente tra formazione iniziale, di tipo culturale ma anche
orientata alla professionalizzazione - armonizzata
con i traguardi di competenze definiti
dalle Indicazioni Nazionali - e la
formazione in servizio (da potenziare e promuovere con risorse adeguate); in
questo quadro la scuola potrà
riconoscere e creare figure di sistema
collegate ad incentivi e ad una rendicontazione sociale dei risultati;
in tale ambito va prestata
particolare attenzione e risorse a una formazione dei docenti equilibrata tra
la componente disciplinare e quella
pedagogico-didattica, finora trascurata ma indispensabile per comprendere i
nuovi bambini e adolescenti, agire sulla motivazione allo studio, affrontare i
conflitti tra pari, valorizzare i gli stili di apprendimento, sostenere i
bisogni educativi speciali, curare la dimensione socio-affettiva tra reale e
virtuale, gestire le nuove forme di razzismo, intolleranza e bullismo anche in
rete, mentre ancora oggi il 78% delle scuole medie dichiara di praticare
maggiormente la lezione frontale;
i casi di maltrattamento degli alunni
nelle aule scolastiche da parte degli operatori educativi che dovrebbero
proteggerli mostrano come la loro
formazione non debba curare solo gli
aspetti culturali o intellettuali, ma siano
necessarie nuove e più mirate modalità per selezionare persone eticamente
competenti, con attitudine alla professione educativa e personalità equilibrate;
la dimensione educativa va
valorizzata anche sostenendo tutte le forme di partenariato tra gli insegnanti
e gli educatori professionali, e più in generale tra la scuola e il mondo
associativo e del volontariato;
va valorizzata altresì la risorsa
costituita dagli insegnanti per gli
insegnanti, cioè le possibilità offerte dal Tirocinio e da altre forme di
tutoring per i docenti in formazione, creando e sostenendo modelli di alleanza
tra scuole e Università nella formazione attiva e partecipata dei docenti;
impegna il Governo
a rimettere la cultura al centro dell’agenda
politica, a promuovere una trasformazione del sistema di istruzione in
direzione di una più larga autonomia, di una cultura della valutazione e autovalutazione
degli obiettivi, di un’apertura alla sussidiarietà orizzontale di e una qualificazione
della formazione dei docenti;
ad investire
con maggiore convinzione e risorse nell’equità della scuola come luogo
di cittadinanza, nel rispetto e la cura verso alunni e studenti, nel valore del
ruolo dei docenti, nella capacità da parte del sistema formativo di gestire i
nuovi processi di conoscenza e di intelligenza collettiva; dare piena
attuazione all’art.118 della Costituzione per favorire l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, nello
sviluppo della cultura, dell’educazione e dell’istruzione come bene comune, secondo il principio della
sussidiarietà orizzontale;
contrastare la dispersione scolastica operando per una riduzione
del tasso di abbandono scolastico precoce, oggi troppo alto (18%), dando piena
attuazione all'Agenda di Lisbona dell'UE; assicurare a ogni adolescente che esce da un
ciclo scolastico un servizio efficiente di orientamento scolastico e
professionale; rendere più efficaci le connessioni con il sistema produttivo;
completare, rafforzare e migliorare il nuovo Sistema di Valutazione, affidando
una funzione di benchmark ad alcuni
istituti come modello di buone pratiche nei confronti degli altri, operando
anche per introdurre incentivi legati alla valutazione del corpo docente; solo
tale sistema di verifica, purché adeguato ai diversi contesti locali e sociali,
permetterà di passare da una scuola che si limita a
dichiarare il proprio operato attraverso i piani formativi ad una scuola che individui
e consegua i suoi obiettivi in modo mirato secondo il principio delle competenze;
rivedere le modalità di organizzazione dei concorsi dal punto di
vista delle tipologie delle prove, della selezione e delle condizione di lavoro
degli esaminatori, a garanzia della effettiva qualità della scelta degli idonei;
approntare un piano di formazione degli insegnanti in servizio che parta
dai bisogni mirati e contestualizzati localmente, si sviluppi secondo
metodologie innovative di ricerca-azione
anche basata sulle esperienze, con una valutazione finale degli esiti;
operare in direzione di una effettiva e decisa
semplificazione delle procedure amministrative e burocratiche che attualmente
assorbono gran parte delle energie degli operatori scolastici;
produrre
un monitoraggio attento degli effetti prodotti dalle riforme dell’Università degli
ultimi anni, evitando un ulteriore shock riformatore, accompagnato da una
valutazione seria e equilibrata della ricerca di base ed applicata, scientifica
e umanistica, secondo i criteri della VQR; investire sull’Università in modo
mirato e finalizzato, promuovendo una
vera equità (borse di studio e prestiti d’onore) facilitando l’accesso a fondi per la ricerca, favorendo a tutti i livelli l’internazionalizzazione delle scuole e delle
università.
Santerini,
Dellai, Capua, Molea, Vezzali, Caruso, Causin,
Galgano, Rossi, Schirò Planeta, Vitelli
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