mia dichiarazione di voto del 14 Maggio 2014 a supporto della mozione 1-00427 Iori-Zampa di cui sono firmataria.
Contro la pedofilia l’Europa ha sviluppato
negli ultimi anni un sistema di allarme sociale e ha predisposto strumenti di
lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia
minorile. Penso alla direttiva 2011/93/UE e la Convenzione del Consiglio
d’Europa, fatta a Lanzarote il 25/10/2007 ratificata finalmente dall’Italia nel
2012. Un bambino su cinque subisce abuso almeno una volta nella vita. E’ il
titolo della campagna
One in five del
Consiglio d’Europa, lanciata a Roma nel 2010. E su cinque bambini oggetto di
violenza 4 sono femmine. Sono circa 20.000 all’anno i casi in Italia.
In questi anni, anche se
troppo lentamente, si è cercato di
erigere una barriera culturale e giuridica in difesa dei bambini, combattendo
il silenzio e la vergogna. Mentre scomparivano uno ad uno gli altri motivi di
scandalo a sfondo sessuale, la pedofilia è diventata uno degli ultimi tabù ed
cresciuto un senso di rifiuto e di stigmatizzazione. Ma non dobbiamo dimenticare
che, parallelamente, non mancano anche posizioni di difesa di una libertà
individuale senza limiti per cui le relazioni con minori sono viste come una
forma di espressione della propria libertà naturale. La pedofilia, insomma, da
tabù rischia di diventare naturale.
In ogni caso, anche se il
discorso sociale tendenzialmente condanna la pedofilia, non sempre è
altrettanto efficace la lotta concreta contro gli abusi. Al tabù e
spesso alla retorica - come in queste occasioni in cui tutti ci uniamo al coro
di riprovazione - non sempre corrisponde
una vera efficacia negli interventi.
Il fatto è che la lotta alla pedofilia si
svolge in vari ambienti. Uno è quello tradizionale domestico, dei parenti
stessi, degli amici di famiglia o nell’ambito di vita del bambino/a. L’altro è
quello globale, della rete, della pedo-pornografia online o del turismo
sessuale. Contro i pedofili ci sono oggi norme più restrittive (pensiamo al
certificato che chi è a contatto con minori ha dovuto presentare il mese
scorso), ma per altro verso cresce la loro libertà di movimento, e, soprattutto,
nel grande mercato globale si dilata la possibilità di comprare l’infanzia. Si
compra a poco prezzo nei paesi più poveri, si scambia sesso online con gli adolescenti
in cambio di oggetti del desiderio. Oltre ai siti ci si può servire
dei file sharing, il servizio che
consente lo scambio di film e musiche, ma anche di foto e video
pedopornografici.
Questo
mercato è immenso. Secondo Unicef lo sfruttamento sessuale dei minori nella
prostituzione e nella produzione di materiale pornografico ha un valore di
circa 250 miliardi di euro annui. Di questi solo un quarto restano nel paese in
cui avviene lo sfruttamento del minore, mentre i tre quarti prendono flussi
diversi. In Thailandia o in Cambogia, Brasile e Repubblica Dominicana,
Kenya e Nigeria, Romania e Moldava il mercato dell’infanzia non accenna a
declinare.
Negli ultimi anni abbiamo promosso norme che
contrastano il turismo sessuale ma purtroppo non abbiamo dati che ci consentano
di monitorarle. Ad esempio non sappiamo se viene applicato l’art.17 della legge
38 del 2006, che obbliga gli operatori che organizzano viaggi all’estero ad
inserire in maniera evidente nei materiali propagandistici, nei programmi, nei
documenti di viaggio consegnati agli utenti, nonché nei propri cataloghi
generali o relativi a singole
destinazioni, la seguente
avvertenza: “ La legge italiana punisce
con la reclusione i reati concernenti la prostituzione e la pornografia minorile,
anche se commessi all’estero”. Per questo, come raccomandato da Rapporti
che monitorano l’applicazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia in
Italia, il Ministero degli Affari Esteri, della Giustizia e
dell’Interno,devono
adoperarsi per garantire una maggiore cooperazione tra l’Italia e i principali
paesi di destinazione, attraverso la stipula di protocolli d’intesa che
facilitino l’attività investigativa in questi paesi.
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